dal servizio de “L’Arena” del 29 novembre – L’inchiesta sulla situazione dell’atletica e sul rapporto tra giovani promesse e settore assoluto

Due mondi contrapposti. Che sembrano lontanissimi e invece sono indispensabili l’uno per l’altro. Anche se con risultati completamente diversi e a volte quasi senza guardarsi in faccia. Da una parte l’atletica giovanile, che continua a conquistare successi, riconoscimenti a vittorie. Dall’altra il settore assoluto tornato dai recenti Mondiali di Mosca con l’ennesima grande delusione e con una sola medaglia conquistata da Valeria Straneo nella maratona femminile. Troppo poco, un campanello d’allarme forte per riflettere sulla situazione generale di quella che viene da sempre chiamata la regina delle discipline sportive. Con l’atletica veronese di eccellenza che prova a interrogarsi sui perché di tanti talenti che poi non si confermano anche tra i “grandi”.

Un passaggio quasi impossibile. «L’attività giovanile sta dando grandi risultati e soddisfazioni bellissime» inizia Sara Simeoni, indimenticata campionessa di salto in alto ma anche presidente della Libertas Valpolicella Lupatotina, una delle società di riferimento del territorio veronese, «ma poi c’è uno stacco troppo forte dal settore assoluto per tanti motivi. Anche se il principale credo sia la mancanza di realtà dove gli atleti possano continuare a praticare la loro disciplina ad un livello diverso, più alto e più completo». A confermare il pensiero dell’ex primatista del mondo le parole di un altro big dello sport scaligero come Gianni Ghidini: allenatore di grandi mezzofondisti come Andrea Benvenuti, oro agli Europei di Helsinki nel 1994, e Wilfred Bungei, oro alle Olimpiadi di Pechino nel 2008 oltre che di tantissimi altri atleti keniani, responsabile del progetto mezzofondo veloce Under 23 per la nazionale italiana e direttore tecnico dell’Atletica Insieme New Foods. «Ci sono specialità in cui le diversità nella conformazione fisica sono troppo evidenti e quasi impossibili da colmare, mi riferisco agli sprinter degli Stati Uniti e centroamericani e ai corridori africani nelle distanze medie e lunghe, mentre nelle prove tecniche come lanci e salti in Europa c’è qualche spazio in più. In Italia meno, si vede anche dagli ultimi risultati. Il problema oggi è la mancanza di prospettive per i ragazzi, senza possibilità dopo la categoria juniores di seguire i nostri giovani atleti una volta finite le scuole».

Mancanza di prospettive. Anche se a Verona la situazione è buona come potenzialità e presenza di tecnici nonostante il problema degli impianti. «Quello condiziona parecchio, ad esempio basta guardare com’è ridotta la pista di Bussolengo, dove si allenano quasi 400 nostri tesserati e ormai non è quasi più utilizzabile, speriamo che l’amministrazione possa trovare le risorse per sistemarla. Ma anche il campo Coni a Verona non è messo meglio. E pensare che oggi sul nostro territorio ci sono tante promesse con buone ed ottime prospettive, da Vanzo alla Schena, dalla Herrera alla Tommasi, senza dimenticare ragazzi e ragazze della Libertas Valpolicella Lupatotina». «Un giovane ad un certo punto si chiede il perché di quello che fa, dovrebbe avere almeno la possibilità di pagarsi gli studi e poter allenarsi come si deve» continua Sara Simeoni, «senza grandi cifre, ma con un percorso che gli permetta di andare avanti, a Verona manca una realtà che offra questa soluzione. Purtroppo non ci sono altre possibilità se non di entrare nei gruppi militari che vanno a cercarsi i migliori, ma i “quasi migliori” che fine fanno?».

Modello americano. In tanti si allontanano progressivamente dalla pista, qualcuno se ne stacca completamente nonostante la grande passione per uno sport tra i più difficili e faticosi di tutti. «Con un po’ di buona volontà qualche spiraglio ci sarebbe, il mondo universitario potrebbe pensare a dei college sul modello di quelli americani, magari diversificati nelle varie facoltà di scienze motorie come nel progetto messo in piedi a Varese» l’idea di Ghidini, «unendo le competenze dei nostri atenei con lo sviluppo degli atleti. Non servono grandi cifre, con 20 o 30 mila euro che per una università sono una piccola cosa si potrebbe invece migliorare notevolmente la situazione di qualche atleta di punta di una realtà come quella veronese». In chiusura l’appello di Sara Simeoni. «Mi piacerebbe poter parlare con politici e imprenditori della zona per far capire loro cosa vorrebbe dire un progetto di questo tipo, che darebbe un grande impulso all’atletica ma a tutto il mondo dello sport veronese».

 

 

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