L’altista veronese, al Festival dello sport di Trento, ha rivissuto le proprie Olimpiadi con tanti episodi curiosi
Pochi salti sono risultati così scolpiti nell’immaginario popolare, sempiterni, come quello di Sara Simeoni, a Mosca nel 1980. Sara ha oggi mantenuto intatto un appeal ed una capacità di raccontare lo sport, non solo il “suo” il salto in alto, come pochi. A Trento, sala della Regione stracolma dunque per ascoltare l’atleta veronese e per ricordare quei suoi “due metri sopra il cielo”. Nel 2014 il Coni l’ha nominata donna del secolo per lo sport italiano: “Così mi fate passare per una cariatide” ha riso la protagonista. “Io vivo alla giornata, nello sport ci sono stati moltissimi cambiamenti. Oggi non riuscirei a saltare e poi ad andare sui social a pubblicarlo. Da piccola volevo danzare, mi avevano ispirato le gemelle Kessler. Alle medie mi si è presentata la possibilità di fare atletica, non c’era più il problema della statura eccessiva”.
Gli inizi di Simeoni sono stati sulle piste in terra battuta: “Difficili ma divertenti, erano tempi pionieristici. Con lo sport viaggiavo, potevo uscire dal mio paesino”.
La prima Olimpiade a Monaco nel 1972: “Rimasi folgorata da quel villaggio olimpico, c’era un’atmosfera fantastica. Sentivi di fare parte di un evento eccezionale. Arrivai sesta, migliorandomi molto e intuendo che sognare un podio futuro non era impossibile. Il sogno venne rovinato dall’attentato tragico contro Israele, nazione vicina a noi, visto che le squadre venivano sistemate in ordine alfabetico”.
In quelle settimane cambia allenatore, scegliendo Erminio Azzaro, che poi diventerà suo marito: “All’inizio non fu semplice. Poi abbiamo deciso di provare lo stile Fosbury a Formia, lì c’era il meglio che si potesse desiderare. Quello era diventato un lavoro, cosa non scontata”.
Il 1978 è stato un anno magico: “Ho fatto il record del mondo per due volte. Non ha cambiato me ma quel 2.01 ha cambiato molto attorno a me. Le riprese di quella gara, mi sono arrivate dopo 30 anni, e le ha girate a Brescia un trentino dalla tribuna”.
Le immagini di Mosca, di quel salto nel 1980 elettrizzano ancora il pubblico.
Quattro anni dopo a Los Angeles Simeoni conquista un magnifico argento che è arrivato contro ogni previsione, per via di malanni ad un tendine: “Gareggiai libera di testa, miracolata quasi, ma quello sforzo ha di fatto concluso la mia carriera”.
Il primato italiano di Simeoni ha resistito sino al 2007: “Ci sono tanti ragazzi che hanno il fisico per fare delle buone cose. Ma vedo che fanno però molti alti e bassi. La scuola è stata fuori per anni dall’atletica. Qui da voi le scuole hanno palestre quasi da palazzetto ma altrove, nemmeno troppo distante, le strutture non sono certo all’altezza”.
Sara Simeoni ora è personaggio televisivo di successivo: “Non ho inventato nulla, in tv faccio la Sara. Quando Yuri Chechi mi ha fatto saltare durante il programma di commento dell’ultima Olimpiade ho temuto per la mia colonna vertebrale”, risate ed applausi.
Andrea Etrari